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giovedì 14 novembre 2013

Pollock e gli Irascilibili. A Milano al Palazzo Reale dal 24 ottobre al 16 febbraio


L'espressionismo astratto e gli irascibili

E' nel gennaio del 1951 che la rivista "Life" pubblica la foto scattata da Nina Leen, che ritrae gli "irascibles": a prima vista, un gruppo di attempati signori, che fa pensare al consiglio di amministrazione di qualche noiosa società di assicurazione.

Invece, la fotografa di moda di Life passa alla storia dell'arte, perché la foto ritrae assieme i più grandi protagonisti dell'espressionismo astratto.  In giacca e cravatta troviamo alcuni dei più famosi artisti mondiali del dopoguerra; a destra con gli occhiali e la sigaretta accesa c'è Rothko, al centro di profilo Pollock con i suoi, portati malissimo, 38 anni e poi Newman de Kooning. Insomma, alcuni fra i pittori le cui opere raggiungono oggi cifre imbarazzanti.
Per capire la genesi di questa foto e soprattutto il termine "irascibili" bisogna andare al maggio del 1950, quando il Metropolitan Museum di New York annuncia l'organizzazione di una mostra dedicata all'arte contemporanea americana. Un gruppo di artisti vedendosi esclusi, scrivono una lettera di protesta, che verrà pubblicata dal New York Times, ma sarà L'Herald Tribune a definire "Irascibili" i firmatari della lettera.

E' da questa foto che parte la mostra di Palazzo Reale a Milano ( ingresso 11 euro con inclusa l'audioguida; info su prezzi ed agevolazioni).
La mostra è intitolata Pollock e gli Irascibili, ma vi dico subito che di Pollock non c'è un granché. Troverete il Numero 27, che è il pezzo forte della mostra e Fireworks, 

Numero 27 1950
più un paio di piccoli quadri pre-sgocciolamento. Interessanti invece sono i video di come Pollock lavorasse, infatti come diceva Hans Namuth il bello era vederlo dipingere.
Personalmente Pollock non mi fa impazzire ed alcuni quadri di altri artisti li ho trovati sacrificati come disposizione. I 2 quadri di Rothko poi, che chiudono la mostra, sembrano che siano stati messi lì perché non avevo altro spazio. Indubbiamente le dimensioni delle opere non aiutano, visto che sono quasi tutte extra large, ma credo che certe opere si apprezzino se posizionati su pareti più ampie ed isolati da altre opere. 


Pollock come James Dean

Pollock e Rothko, il primo morto schiantato in macchina ubriaco durante una serata certamente alcolica (una ragazza muore nell'incidente), il secondo morto suicida , sono lo stereotipo dell'artista dannato e/o depresso.


La grande fortuna di Pollock è stata l'incontro con Hans Namuth che ha capito che il fultro della sua opera non era l'opera in sè, ma la sua esecuzione: opera non è più solo la tela, ma la gestualità, i muovimenti insomma l'azione. Pollock ha buttato per terra la tela, ci ha girato intorno, come se facesse una danza indiana, vi ha colato sopra il colore ( dripping) in modo rituale, diventando egli stesso opera: ecco che così Pollock diventa il precursore della performance come forma artistica. Namuth fotografa e filma Pollock all'opera, alimentando la fama del personaggio, che poi esploderà postuma. Pollock è l'eroe romantico fragile autodistruttivo e solitario. Grazie ai filmati, come una rock star dei giorni nostri, lo vediamo che esegue la sua performance; anche il look è rock abbandonata giacca e cravatta della famosa foto degli irascibili, lo vediamo in jean strappati, anfibi e maglietta nera: la moda di oggi con 60 anni di anticipo. Nessuno dei suoi colleghi incarna come Pollock, l'icona pop di un divo hollywoodiano, ( James Dean ?). E come tale, la rivista Life gli dedica la pagina centrale. 


    
"Non parto per New York, vado via da Parigi"

Così diceva Duchamp nel 1915 profetizzando come il baricentro dell'arte si stesse spostando oltre
oceano. " ...New York ben presto sarebbe diventata la nuova capitale dell'arte", diceva. A pensare all'America dell' ottocento, in cui l'arte figurativa era materia per lo più sconosciuta, e alla strada fatta in
pochi decenni, le parole di Duchamp suonano ancora più forti.
Mentre in America l'arte si distaccava da qualsiasi retaggio del passato, perché sostanzialmente non aveva passato, e si liberava da qualsiasi influenza politica, l'Europa, prima, durante i regimi totalitari, aveva rinnegato l'arte moderna, perché ritenuta degenerata e non utile alla propaganda, poi, nel periodo post bellico, viveva ancora un periodo di non reale apertura.
In questo contesto L'Espressionismo Astratto si può considerare come il primo movimento artistico americano, che ha segnato lo spartiacque fra le influenze artistiche europee via via sentite sempre più lontane e ininfluenti e l'arte americana che sarà.
 
Quì di seguito riporto alcune delle opere che maggiormente mi sono piaciute e che troverete alla mostra.
In assoluto il primo della lista è Rothko. Purtroppo i 2 suoi quadri presenti alla mostra a mio giudizio hanno una collocazione sacrificata, soprattutto pensando all'aspetto contemplativo che le sue opere suscitano. Nella mia personale galleria ci metto Door to the river di de Kooning

Door to the river  1960
Senza titolo (blue, yellow, green on red) 1954

e l'enorme Mahoning di Kline, il quale ha trovato ispirazione per questo suo stile grazie a de Kooning, il quale, un giorno, lo aveva invitato a proiettare sul muro alcuni sui schizzi preparatori. Da quelle visioni ingrandite, Kline ha incominciato a rappresentare quegli schizzi su tele di grandi dimensioni. Ma a differenza di altri artisti le sue opere non erano estemporanee ma frutto comunque di bozzetti preparatori. 


Mahoning 1956

Un altro quadro che mi è piaciuto molto è the Beach di Baziotes, per quella sua atmosfera onirica e rarefatta.
Sembra che il quadro l'abbia fatto dopo un viaggio in Florida, dove ha particolarmente subito il caldo!
Nel 1947 riceve il primo premio per l'arte astratta e surrealista e fonda la Subjects of artist School con Rothko, Motherwell e Hare.

The beach 1956
Infine, concludo questo post con un quadro di Tobey ,Universal Field del 1949, in cui la tela è inondata di segni calligrafici in bianco, che risaltano sullo sfondo scuro. Devo dire che dal vero il quadro è molto più bello e suggestivo e l'ho trovato bellissimo.

Universal field 1959



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